sabato 1 dicembre 2012

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Jacques Le Goff, nel saggio “Tempo della Chiesa e tempo del mercante” (1977), ha teorizzato la rivoluzione comportamentale del passaggio tra la cultura medioevale (scandita dalle ore della Chiesa) a quella mercantile (scandita dai ritmi delle attività economiche e commerciali). Oggi appare sempre più evidente un altro comportamento: l’abbandono della “piazza civica” a favore della piazza “virtuale” (internet) o “finta” (l’outlet).

Jacques Le Goff, in the essay "Time of the Church and time of the merchant" (1977), theorized the behavioral revolution of the transition between the medieval culture (marked by the hours of the Church) to the Merchant culture (by the rhythms of economic and commercial activities). Today is becoming clearer another behavior: the abandonment of the "town square" in favor of the “virtual” square (internet) or "no real" (the outlet).


Il sociologo Marc Augé è stato il primo a teorizzare la nascita contemporanea dei “non-luoghi”, ovvero spazi fisici privi di storia (aeroporti, autogrill, le strutture commerciali) in contrapposizione ai luoghi antropologici carichi di storia; da almeno vent’anni i non-luoghi hanno anche assunto la connotazione di essere “aspaziali” (la rete). D’altro canto, nella storia della città e del territorio, è sempre stato presente il tema delle “anomalie spaziali”: la citta' nella citta', il serraglio, la Citta' Proibita, il Cremlino, il Karmel, la Fortezza, fenomeni urbani o territoriali in contrapposizione con l’intorno geografico e urbano. Né la cultura araba o americana hanno mai visto la “piazza civica” come il centro della vita sociale, che rispettivamente si svolge nei “suq” e nei “mall”… (Pubblicato da Carlo Gervasini, citysmileblogspot.it, 1 Dicembre 2012).

The sociologist Marc Augé was the first to theorize the contemporaneous birth of "non-places", physical spaces without history (airports, motorway services, commercial structures) as opposed to anthropological places full of history, at least since twenty years, the “non –places” have also taken the connotation of being aspatial (the network).
On the other hand, in the history of the city and the territories, this has always been the theme of "spatial anomalies": the city 'in the city', the Serraglio, the Forbidden City, the Kremlin, the Karmel, the Fortress, urban or territorial realities in conflict with geographical or urban surrounding areas.
Neither the American or Arab culture have never seen the "town square" as the center of social life, which respectively takes place in the "souk" and in the "mall" ... (Published by Carlo Gervasini, citysmileblogspot.it, December, the 1st, 2012).

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Le Goff          aug


immagini scattate presso Franciacorta Outlet Village, Rodengo Saiano (BS)
pics of Franciacorta Outlet Village, Rodengo Saiano (BS)

 

9 commenti:

  1. E' proprio vero che noi probabili ing/architetti del futuro ci ritroveremo sempre più a fare i conti con le nuove "piazze" commerciali pronte a sorgere un po ovunque fuori dalle nostre città e con le "piazze" virtuali dei moderni social network. La previsione forse è che ci allontaneremo progressivamente dai nostri predecessori, per i quali l'unica "piazza" per le varie interazioni sociali ed umane era quella legata al duomo o al municipio.

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  2. L'abbandono della piazza civica è ormai sin troppo evidente. Con l'avvento dei social network, quei luoghi d'incontro che per molti di noi son stati sempre fondamentali vanno a perdere la loro importanza o comunque assumono una valenza differente dal passato. Le nuove generazioni non vedono nelle piazze un luogo d'incontro poichè tendono a socializzare più "online" che realmente. L'ostacolo per noi futuri progettisti è proprio questo, riuscire a creare luoghi che vengano apprezzati da un pubblico nascosto nel virtuale.
    In culture diverse dalla nostra, come dice lei, questi luoghi son intesi in maniera differente, basti pensare ai "mall" americani che funzionalmente hanno dato un'impronta a quello che succede nelle nostre piazze, cioè un luogo di passaggio per attività più legate al commercio che altro. Si può pensare a piazza Duomo a Milano, colma di gente soprattutto nei week end durante gli orari di apertura dei negozi e deserta appena questi chiudono.
    Bisogna guardare in faccia la realtà e trovare qualcosa che interessi alle persone e che si possa fare all'aperto per far sopravvivere quello che è un vero e proprio rapporto umano.

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  3. L'allontanamento della gente dalla piazza ha a mio avviso una causa molto precisa: dato per certo ormai che non è più il centro dell'economia (e questo mi fa pensare alla mia bella sicilia, dove da qualche parte ancora è possibile recuperare mano d'opera per le campagne semplicemente cercando in piazza), allora bisogna pensare a soluzioni di tipo "marketing". il mio punto di vista è quello di un giovane che non vede attrattiva alcuna in una piazza che offre un'intrattenimento di iniziativa esclusivamente privata! Inoltre, nelle città che si sono maggiormente allargate nell'ultimo mezzo secolo (proprio il periodo in cui il luogo pubblico ha perso valenza), i nuovi centri si sono sempre più allontanati dal nucleo storico, quello caratterizzante. Anche se vengono destinate di aree alla comunità, queste a mio avviso hanno perso del tutto il vero fascino della piazza all'Italiana, diventando di conseguenza spazi anonimi e privi di attrattiva. La soluzione, a mio avviso, è quella di avvicinarsi allo studio dell'urbanistica facendo riferimento non solo alle normative e agli standard (che assicurano il benessere alla comunità), ma anche in modo umano chiedendosi "ci vivrei mai lì?" "E se la sera volessi fare una passeggiata?"

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. L'abbandono della piazza civica è molto evidente, soprattutto nei piccoli centri urbani. Non si è più attratti dalla collettività reale ma bensì da quella virtuale, a causa della facilità di conoscere persone o acquistare oggetti restando comodamente nelle proprie abitazioni. Nei centri urbani ormai è molto difficile vedere le persone passeggiare la domenica pomeriggio, si preferisce andare nei centri commerciali o negli outlet (nonostante si debbano fare molte volte tanti chilometri) solamente la "comodità" di avere tutto in un unico luogo (come avviene su internet).
    Il problema risiede anche nelle comunità che non sono più legate alla propria città, non vogliono viverla ma solo abitarla.

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  6. La piazza fin dall'antichità è stata il fulcro della vita di un paese, tutto girava attorno ad essa. Sia che si trattasse di attività commerciali o politiche. Però col passare del tempo e con l'avvento della tecnologia questo luogo sta perdendo importanza. La nostra vita ormai non gira più attorno alla piazza, ma all'interno di un mondo molto più vasto, quasi inimmaginabile: il web.
    Perchè la gente dovrebbe rinunciare alla comodità di una "piazza virtuale" di tale vastità? Ormai online si può fare di tutto: acquisti, comunicare gratuitamente con un contatto dall'altra parte del mondo, si può perfino controllare e gestire addirittura i propri servizi bancari tramite l'home banking. Internet rende tutto facilmente raggiungibile, ma non dimentichiamo che la nostra realtà è al di fuori di esso

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  7. I non-luoghi rappresentano la nostra epoca e sono diventati parte del nostro vivere quotidiano, da quelli fisici come il centro commerciale o l'areoporto a quelli virtuali della rete. Le piazze, da sempre in Italia luogo di incontro, sono state in parte abbandonate per delle realtà prive di storia, identità e relazione; queste nuove realtà sostituiscono i luoghi veri e propri per molte cause tra cui la possibilità di avere tutto a portata di mano o di un click. L'allontanamento dalle piazze è dovuto anche alla ricerca di relazioni più ampie . Questo porta però a non avere un confronto immediato, faccia a faccia. Il problema che deve affrontare il progettista è il misurarsi con questi non-luoghi riportando interesse verso i centri della vita sociale, vero cuore delle relazioni.

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  8. Fino a qualche decennio fa le piazze erano i luogo in cui si svolgeva la maggior parte della vita, in cui la gente si poteva riconoscere, erano il cuore di una città. In Italia soprattutto sono state il centro commerciale e politico, un luogo in cui la gente trascorreva la propria vita. Ora le persone preferiscono luoghi anonimi, 'non-luoghi', che sono privi di una loro storia. In questi avviene la vita moderna, frenetica e veloce, nei quali ormai le relazione tra le persone si perdono, e si perde anche il rapporto con la propria città. Spesso questi 'non-luoghi' sono infatti ai confini della città, lontani dalle piazze storiche.
    Il 'non-luogo' in cui le persone si alienano maggiormente è internet, un luogo aspaziale, in cui si perde ogni contatto, anche quello fisico, con il prossimo. Ormai la città con le sue piazze non ha più nulla da offrire alle persone, che possono ottenere tutto grazie ad un click. Una piazza si può definire tale solo se è pienamente vissuta, però oggi le persone la evitano non trovando motivi per frequentarla. Lo scopo dell'architetto e dell'urbanista moderno è quello di far rinascere la piazze, e tramite essa anche la città, grazie ai cittadini che devono ristabilire un nuovo rapporto ed identificarsi in essa.

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