Estratto del Corriere della Sera del 4 Settembre 2011 |
Un semplice pastore sardo, anziano ed eremita, ribadendo in sede giudiziaria il suo legittimo diritto di “compossesso” delle aree di un sentiero che collega la sua abitazione con il mare, riesce a bloccare un mega insediamento immobiliare di riguardevoli dimensioni (hotel 5 stelle da 300 camere + 30 ville di 140.000 metri cubi complessivi) nelle strette vicinanze della spiaggia di Tuerredda in un ambito paesaggistico miracolosamente incontaminato ed unico. L’ordinanza del giudice prevede il reintegro del compossesso dello stradello e la conseguente demolizione del rustico della struttura ricettiva che è localizzata proprio sulle aree contese. Sembrerebbe che il piano urbanistico per il nuovo insediamento ricettivo sia sfuggito al vincolo di inedificabilità (entro la fascia di 2 Km. dalla costa) previsto dal Piano Paesaggistico Regionale, in quanto approvato in data anteriore alla effettiva efficacia delle nuove norme paesistiche.
La vera ricchezza della Sardegna (il paesaggio e l’ambiente incontaminato, non certo la breve stagione turistica di 40 gg.) questa volta sono stati preservati da un anziano pastore, un piccolo e semplice paladino della bellezza e del buon senso, esempio di appartenenza alla “civitas”, infatti il paesaggio è una ricchezza di tutti. “La Repubblica Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art. 9 della Costituzione).
Di seguito si riporta il testo degli articoli apparsi sul Corriere della Sera e su The Guardian.
(Carlo Gervasini, 8 Settembre 2011).
(Carlo Gervasini, 8 Settembre 2011).
Il litorale di Tuerredda |
Corriere della Sera, 4 Settembre 2011
CAGLIARI — Un vecchio ostinato pastore contro un grande gruppo immobiliare che va a costruire albergo e ville sul mare rompendo la solitudine della sua casetta e cancellando anche il sentiero che il padre e i nonni hanno percorso per arrivarci. «Prima di fare l’albergo — si è ribellato Ovidio Marras, 82 anni, fisico asciutto come il ginepro piegato dal vento — dovranno passare sul mio corpo». E ha respinto tutte le offerte per farsi da parte: «Ci metto l’avvocato». La magistratura gli ha dato ragione; a maggio una prima ordinanza: l’albergo va demolito. Qualche settimana fa la conferma in appello.
La guerra del pastore «ecologista» che si batte e per ora la spunta contro la Sitas (società alla quale partecipano colossi come Sansedoni-Montepaschi di Siena, Ricerca Finanziaria spa- Benetton, Claudio Toti e la famiglia veneta Toffano) è diventato un caso internazionale. Il quotidiano inglese The Guardian gli ha dedicato ieri un’intera pagina. La posta è altissima: il futuro della costa fra Capo Malfatano e Capo Spartivento, l’incantevole spiaggia di Tuerredda, 35 chilometri di litorale, Sardegna sudovest, arrivati fino ad oggi miracolosamente intatti. Vegetazione mediterranea millenaria, spiagge e scogliere che per le associazioni ambientaliste è indispensabile tutelare. Infatti parallelamente a Ovidio Marras si sono mossi il Gruppo di Intervento Giuridico Amici della Terra e Italia Nostra: una barriera di ricorsi giudiziari.
Ambiente da tutelare? Il vecchio pastore, una vita quasi da eremita, non capisce o fa finta: «Questo è mio». Sono: sei pecore, un orticello con pomodori, un tetto per dormire. Si chiama «furriadroxiu», parola impronunciabile per chi non è sardo e che più o meno significa «casetta con intorno un cortile». Marras parla a stento l’italiano, gli anni hanno accentuato la sordità, il sole e il vento salmastro hanno scavato la faccia di rughe: «Qui sto bene da solo. Ho vinto la causa e rivoglio la strada dov’era prima. Ora è troppo vicina al fiume e devo fare un giro lungo» scandisce, deciso, in dialetto. Ogni tanto vanno a trovarlo i nipoti. «Lui sta bene qui, altrove proprio non ce lo vedrei — Maria Consolata gli è molto affezionata e traduce dal sardo all’italiano — al mattino bada alle sue cose, il pomeriggio fa un riposino e poi scende al mare. Ha una barchetta, ma non si spinge al largo. Ogni tanto prende qualche pesce e se lo arrostisce».
Il furriadroxiu di Marras è nel comune di Teulada, a 400 metri dal mare e in mezzo a una grande proprietà passata di mano in mano negli anni fra diverse società immobiliari e finita alla Sitas, che sta cercando di realizzare un hotel 5 stelle (300 camere, centri termale, sportivo, piscine) e una trentina di ville, volumetrie per 140 mila metri cubi. Il progetto Sitas ha avuto un premio che fa inorridire gli ambientalisti, il «Mattone d’oro 2010», e ha ottenuto il via libera del comune di Teulada, dopo la promessa di 500 posti di lavoro. L’hotel dovrebbe essere gestito da Mita, gruppo Marcegaglia, che in Sardegna ha già Forte Village a Santa Margherita di Pula e a La Maddalena un resort extralusso con porto turistico costruito per il G8 poi dirottato all’Aquila.
La Sitas ha realizzato il rustico dell’albergo, ma ha cancellato il sentiero sul quale Marras ha una sorta di diritto di copossesso. Il pastore si è ribellato rifiutando le offerte (in denaro) per cedere il terreno o almeno consentire lo spostamento del sentiero. Il giudice monocratico e il tribunale hanno deciso che ha ragione lui: la Sitas dovrà «reintegrare immediatamente Marras nel compossesso dello stradello che conduce alla sua casa — prescrive l’ordinanza — e al mare, demolendo cancelli e strade costruite sul tracciato originario e astenendosi in futuro nel turbare il ricorrente nel pacifico e pieno godimento». Il rustico dell’albergo è proprio sul sentiero: dovrà essere demolito.
La Sitas ha confermato la validità del progetto: «Ordinanza sproporzionata, presenteremo ricorso». Le associazioni ambientaliste insistono e annunciano battaglia: «È un ecomostro, una speculazione immobiliare: non ci sarà tregua» afferma Stefano Deliperi, Gruppo di Intervento Giuridico. Marras tace e chissà se conosce la storia di Paolo Murgia, come lui pastore e ostinato, arrivato dalla Barbagia con le pecore nei terreni di Capo Ceraso (sud di Olbia) più di 40 anni fa e andato via dopo una lunghissima causa giudiziaria per usucapione soltanto quando Edilizia Alta Italia (gruppo Berlusconi) ha staccato un assegno di 891.812 euro.
(Da Il Corriere della Sera del 04/09/2011, Alberto Pinna).La guerra del pastore «ecologista» che si batte e per ora la spunta contro la Sitas (società alla quale partecipano colossi come Sansedoni-Montepaschi di Siena, Ricerca Finanziaria spa- Benetton, Claudio Toti e la famiglia veneta Toffano) è diventato un caso internazionale. Il quotidiano inglese The Guardian gli ha dedicato ieri un’intera pagina. La posta è altissima: il futuro della costa fra Capo Malfatano e Capo Spartivento, l’incantevole spiaggia di Tuerredda, 35 chilometri di litorale, Sardegna sudovest, arrivati fino ad oggi miracolosamente intatti. Vegetazione mediterranea millenaria, spiagge e scogliere che per le associazioni ambientaliste è indispensabile tutelare. Infatti parallelamente a Ovidio Marras si sono mossi il Gruppo di Intervento Giuridico Amici della Terra e Italia Nostra: una barriera di ricorsi giudiziari.
Ambiente da tutelare? Il vecchio pastore, una vita quasi da eremita, non capisce o fa finta: «Questo è mio». Sono: sei pecore, un orticello con pomodori, un tetto per dormire. Si chiama «furriadroxiu», parola impronunciabile per chi non è sardo e che più o meno significa «casetta con intorno un cortile». Marras parla a stento l’italiano, gli anni hanno accentuato la sordità, il sole e il vento salmastro hanno scavato la faccia di rughe: «Qui sto bene da solo. Ho vinto la causa e rivoglio la strada dov’era prima. Ora è troppo vicina al fiume e devo fare un giro lungo» scandisce, deciso, in dialetto. Ogni tanto vanno a trovarlo i nipoti. «Lui sta bene qui, altrove proprio non ce lo vedrei — Maria Consolata gli è molto affezionata e traduce dal sardo all’italiano — al mattino bada alle sue cose, il pomeriggio fa un riposino e poi scende al mare. Ha una barchetta, ma non si spinge al largo. Ogni tanto prende qualche pesce e se lo arrostisce».
Il furriadroxiu di Marras è nel comune di Teulada, a 400 metri dal mare e in mezzo a una grande proprietà passata di mano in mano negli anni fra diverse società immobiliari e finita alla Sitas, che sta cercando di realizzare un hotel 5 stelle (300 camere, centri termale, sportivo, piscine) e una trentina di ville, volumetrie per 140 mila metri cubi. Il progetto Sitas ha avuto un premio che fa inorridire gli ambientalisti, il «Mattone d’oro 2010», e ha ottenuto il via libera del comune di Teulada, dopo la promessa di 500 posti di lavoro. L’hotel dovrebbe essere gestito da Mita, gruppo Marcegaglia, che in Sardegna ha già Forte Village a Santa Margherita di Pula e a La Maddalena un resort extralusso con porto turistico costruito per il G8 poi dirottato all’Aquila.
La Sitas ha realizzato il rustico dell’albergo, ma ha cancellato il sentiero sul quale Marras ha una sorta di diritto di copossesso. Il pastore si è ribellato rifiutando le offerte (in denaro) per cedere il terreno o almeno consentire lo spostamento del sentiero. Il giudice monocratico e il tribunale hanno deciso che ha ragione lui: la Sitas dovrà «reintegrare immediatamente Marras nel compossesso dello stradello che conduce alla sua casa — prescrive l’ordinanza — e al mare, demolendo cancelli e strade costruite sul tracciato originario e astenendosi in futuro nel turbare il ricorrente nel pacifico e pieno godimento». Il rustico dell’albergo è proprio sul sentiero: dovrà essere demolito.
La Sitas ha confermato la validità del progetto: «Ordinanza sproporzionata, presenteremo ricorso». Le associazioni ambientaliste insistono e annunciano battaglia: «È un ecomostro, una speculazione immobiliare: non ci sarà tregua» afferma Stefano Deliperi, Gruppo di Intervento Giuridico. Marras tace e chissà se conosce la storia di Paolo Murgia, come lui pastore e ostinato, arrivato dalla Barbagia con le pecore nei terreni di Capo Ceraso (sud di Olbia) più di 40 anni fa e andato via dopo una lunghissima causa giudiziaria per usucapione soltanto quando Edilizia Alta Italia (gruppo Berlusconi) ha staccato un assegno di 891.812 euro.
Immagini del cantiere in corso |
An 81-year-old shepherd has forced some of the biggest names in Italian business to change a controversial tourist development on one of the last untouched stretches of the country's coastline as it crossed a path he uses to herd his flock of six sheep.
A court in Cagliari, Sardinia, has upheld a ruling by a judge in May that Ovidio Marras, who lives by himself with his sheep and speaks only local dialect, is entitled to continue driving his flock across a track on which developers have already begun construction.
The €150m Capo Malfatano resort, due for completion in 2014, will have two luxury hotels and more than 30 villas. Among the investors in the scheme is the Benetton fashion group, through a subsidiary that holds a 24% stake. A source close to the developers said 20 of the 140 beds in the hotel would have to be scrapped.
At his cottage – now surrounded by building works – Marras said: "The land is theirs now, and everyone can do what they like in their own home.
"But they never offered me anything for the track. They just built on it and that was that."
The shepherd is among the last inhabitants of a furradroxiu, a traditional pastoralist's cottage with an adjacent pen for the animals. Marras's stands a four-minute walk from the Tuerredda inlet, an arc of ultra-fine, yellow-white sand separated from a tiny island of the same name by limpid, blue-green sea.
His niece, Maria Consolata Angioni, said: "After lunch, he takes a rest and then goes down to the sea where he has a little boat, and he goes fishing. I come and keep him company because he's never married and lives alone."
The resort project has been bitterly contested by conservationists and environmentalists, but is backed by the local authority, which hopes it will help to reduce the area's chronic unemployment.
After Marras hired a local lawyer, Judge Susanna Zanda ruled that the developers should "immediately reintegrate Marras in joint possession of the track". They appealed, but lost their case.
The company, Sitas, says its development, which also includes a convention centre, will "insert itself sensitively into the countryside and the natural environment". Sitas supporters say it is only planning to build on 40 of its the 700 hectares. But Maria Paola Morittu, legal adviser on Sardinia to heritage society Italia Nostra, said: "The project is simply devastating… The first phase is barely 300m from the sea's edge, and even in the 1960s there'd have been an outcry."
The area between Capes Malfatano and Spartivento is rich in archaeological treasures: a Roman villa and another house from the same period have been found. Changes have already been incorporated into the scheme because of the discovery of a Roman-era workshop, probably a brickworks.
The shore includes the remains of a Carthaginian port and the waters include a marine conservation area.
Sitas has promised that the resort will employ more than 500 people. The developers are also offering to pay for a new coastal access road. They have also offered the local authority more than 160 hectares of land for the creation of an environmental park in a protected area and a historical centre at the site of the ancient port.
A spokesman for the firm said: "It is our intention to continue with the project, and to that end we are assessing the relevant alterations, placing the emphasis on maximum attention to the countryside and full respect for the environment and the place in which we are operating, in accordance with a model of sustainable tourism that can [create] wealth for the territory."
post molto interessante...continua così...
RispondiEliminaciao