venerdì 20 dicembre 2013

Brownfields

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Il Sindaco Dave Bing di Detroit, una città investita da critici fenomeni di dismissione industriale, ha previsto la conversione delle aree abbandonate della sua città in terreni agricoli da destinare ai cittadini per la formazione di orti urbani (urban farming), per la coltivazione di beni diretti di consumo per la stessa popolazione cittadina. (continua).
 
The Mayor of Detroit Mr. Dave Bing, a city hit by a critical phenomena of industry failures, provides for the conversion of empty industrial sites of his city into farmland to be used by citizens to urban farming, for the production of goods direct consumption for the same population town. (to be continued).

Heidegger nel saggio “Costruire, abitare, pensare” sosteneva che “l’essere prima abita, poi costruisce, e poi pensa il territorio”. Le aree industriali dismesse (brownfields) formano dei “vuoti urbani”, spesso all’interno della città, che dequalificano lo spazio urbano e creano un grave pregiudizio territoriale. In quanto aree fortemente contaminate, il loro recupero è compromesso dai costi di bonifica che, spesso, sono addebitati alla collettività.
I responsabili delle contaminazioni non sono facilmente perseguibili o reperibili, le ditte che hanno operato sulle suddette aree, non sono più attive e sono fallite. Il fabbisogno di nuove aree per lo sviluppo, in Italia, viene quindi reperito effettuando un consumo di suolo agricolo che assume dimensioni colossali (in Germania il consumo annuale di suolo -11.000 ha - è la metà di quello italiano consumato in 1 mese).
Si ritiene che i “brownfields” debbano essere l’opportunità per il rilancio della città. Alcune soluzioni per il loro riuso possono essere: disincentivare il consumo di suolo agricolo con procedure complesse ed agevolare il riuso dei brownfields con semplificazioni burocratiche; prevedere sia agevolazioni fiscali per i costi del recupero che una riduzione degli oneri di costruzione; semplificare la normativa e i regolamenti edilizi; ammettere al loro interno molteplicità funzionali; tutelare con garanzie i possibili costi di ripristino ambientale; attingere ai finanziamenti europei, formare management per i percorsi di recupero, assicurare un sistema di mobilità sostenibile di accesso alle parti da rigenerare. (Pubblicato da Carlo Gervasini, 20 Dicembre 2013, citysmile.blogspot.it)
 
Heidegger in his essay "Building, Living, Thinking ," held that "the man first lives , then buildes, and then thinks about his territory."
The disused industrial sites (brownfields) form of "urban vacuum", often within the city, don’t give quality to urban space and create a serious problem for the planning.
As the areas are heavily contaminated, their recovery is compromised by the cost of remediation, which often are charged to the community as responsibles for the contamination are not readily available or prosecuted, the firms that have worked on these areas are no longer active and are bankrupt.
The need for new areas for building development, in Italy, is then retrieved by performing a consumption of agricultural lands that takes colossal size (in Germany the annual consumption of ground – 11.000 ha - is half that of the Italian consumed in 1 month).
We trust that the disused sites should be an opportunity for the revitalization of the city. Some solutions for their reuse can be: to discourage the consumption of greenfields with complex procedures and facilitate the reuse of brownfields with simplified bureaucratic provide, tax relief reduction, simplifying the rules and regulations building; to admit in them multiplicity functionalities; draw to U.E. funding, training management for the recovery paths, to ensure a sustainable mobility system of access to the regenerated parts.
(Published by Carlo Gervasini, December the 20th, 2013, citysmile.blogspot.it)
 
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Concerie Cedrati, Turbigo (MI)
 
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Concerie Barozza, Turbigo (MI)
 
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Edificio dismesso in Via S. Uberto, Turbigo (MI)


10 commenti:

  1. La trasformazione delle Brownfields in territorio agricolo è una scelta molto saggia perchè, oltre a creare un'attività per la collettività, produce qualcosa e soprattutto entra in contrasto con la tipologia di edificio esistente, ovvero la campagna che si insedia all'interno della città, ''smantellando'' aree dismesse (che molto probabilmente favorivano l' inquinamento cittadino) a favore dei cittadini e rendendo la città più innovativa.

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  2. La presenza di aree dismesse porta ad una riflessione sulla storia della città e sulle scelte sbagliate fatte nel passato. Secondo me questi edifici abbandonati e aree degradate però costituiscono anche un punto di partenza per la creazione di una nuova città nella quale collocare zone importanti per la collettività che, sebbene sia costretta a fare sacrifici economici nelle fasi iniziali, potrebbe trarne nei vantaggi a lungo termine legati, per esempio, un nuovo modo di viere nella propria città. La popolazione dovrebbe poter usufruire delle zone risanate che essa stessa ha contribuito a modificare e dovrebbe richiedere a gran voce un risanamento di queste perché la città, dal mio punto di vista, è lo specchio della popolazione residente.

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  3. Ritengo che l'idea degli orti urbani sia un'ottima soluzione per saturare i cosiddetti "buchi neri" sempre più presenti nelle nostre città. In tal modo si ha la possibilità di creare, senza consumo di suolo, spazi collettivi che producano alimenti, tutelino la biodiversità e diano equilibrio al territorio e all'ambiente, migliorando così la qualità della vita.

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  4. La trasformazione di queste aree critiche in orti urbani è un modo per riportare delle zone della città ormai inutilizzate e degradate alla collettività. E' certamente necessaria un'attenta analisi e bonifica delle aree interessate per rendere questi orti veramente utilizzabili e non solo un progetto. Mi auguro che queste proposte diventino una realtà comune, aiutate magari con agevolazioni, per dare alle città ormai sature dei nuovi spazi di respiro.

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  5. Le aree industriali dismesse sono una problematica molto diffusa sul territorio italiano. Spesso questi reperti archeologici a cielo aperto sono stati precedentemente il simbolo di una crescita economica importante per la città. Col tempo l'industria si evolve, ma le trasformazioni urbane non sono altrettanto veloci.
    Un problema come quello delle aree dismesse può, nonostante le difficoltà burocratiche ed economiche, rivelarsi un'opportunità: riqualificando queste zone "dimenticate" inserendovi nuove funzioni per la collettività, si può migliorare l'immagine e la qualità della città.
    Nell'ambito della trasformazione urbanistica è importante prendere come obiettivo primario il "pensare il territorio", o meglio, ri-pensare il territorio, così da trasformare una debolezza in un elemento di forza per la città.

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  6. Il recupero di aree dismesse rappresenta un intervento di interesse generale per permettere la rigenerazione del tessuto urbano, attraverso il recupero dell'edificato o attraverso la conversione in aree verdi.
    L'idea del sindaco di Detroit è molto interessante, perché integra collettività e produzione di cibi genuini, possibilità che manca molte volte all'interno di una grande città. Anche in Italia è in atto un intervento di sensibilizzazione per il recupero delle aree dismesse, attraverso l'associazione AUDIS, che cerca di promuoverne la conversione in luoghi adeguati e concreti per il bene comune.
    Il tema della rigenerazione urbana quindi dovrebbe assumere un ruolo sempre più rilevante nella pianificazione urbanistica di un territorio.

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  7. Quella dei brownfields è un'ottima occasione, per la città, per rimettersi in gioco, evolversi e migliorarsi ad un buon "prezzo" non solo in termini di moneta, poiché riqualificando queste aree si può evitare di consumare altro suolo. L'idea di riconvertire queste aree in zone produttive del settore primario è lungimirante, è l esempio da cui altre città possono prendere spunto, anche in termini di creazione di nuovo lavoro. Un problema però, non poco importante, è quello della qualità che questi prodotti avranno: si possono coltivare alimenti davvero sani all'interno di una città? Penso che l'inquinamento giocherebbe un ruolo di primo piano (non che coltivando appena fuori dalla città non ci sia questo problema...)

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  8. Necessariamente anche l'occhio deve avere la sua parte e in una città come Detroit, con problemi di carattere sociale nelle grandi periferie e soprattutto economici (da Luglio in bancarotta) a mio modo di vedere ancor di più. La scelta di convertire in orti urbani le tante aree dismesse deve essere vista positivamente come un segno di cambiamento e di rilancio anche culturale, un monito di fiducia nella ricrescita. Una ricrescita intelligente che dovrebbe essere presa in considerazione anche Oltreoceano, in Europa, qui nelle nostre città, nelle nostre periferie, dove in troppi casi edifici abbandonati vengono lasciati incustoditi per anni, creando spesso nella mente dei cittadini e dei visitatori l'idea di una città incurante di se stessa.

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  9. Penso che il tema delle aree dismesse sia uno dei problemi più attuali della nostra società in quanto la presenza di questi vuoti urbani è la dimostrazione del fatto che la città ha avuto un passato glorioso ma non è stata in grado di adattarsi alle nuove tecnologie. Tuttavia da questa realtà possiamo trarre uno spunto di riflessione sugli errori commessi nel passato (da non ripetere) e allo stesso tempo un’ occasione per ricominciare e migliorare la qualità urbana: la bonifica e la valorizzazione dei cosiddetti “buchi neri” costituisce sicuramente una possibilità per riqualificare spazi urbani male utilizzati e per la creazione di luoghi atti ad ospitare nuovi poli d’interesse per la collettività. L’uomo abita lo spazio in cui vive e in quanto cittadino non può rimanere indifferente, anzi, in linea di principio, dovrebbe muoversi per cercare di rimediare a quanto fatto e risanare la qualità del territorio in cui vive, sebbene qualche sacrificio economico.

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  10. Ritengo che la presenza di brownfields sia uno dei fattori caratterizzanti del territorio urbano del nostro Paese. L'uso del termine "caratterizzante" non vuole comportare un'accezione negativa, ma semplicemente sottolineare la stretta connessione con ciò che è stato fatto nei decenni passati e che, chiaramente, non ha trovato una modalità di sviluppo abbastanza forte per poter star al passo né con le mutevoli necessità della popolazione né con le variabili possibilità dell'economia. Nonostante questa totale mancanza di adattamento, o molto probabilmente proprio per questo, è evidente che la maggior parte di queste aree abbia un forte impatto per il tessuto della città sia da un punto di vista meramente urbanistico, che, al tempo stesso, da un punto di vista sociale.
    In Italia oltre a una serie di fattori che rendono difficoltose le procedure e interminabili le tempistiche, quali un fin troppo complesso sistema burocratico, ad esempio, si ha anche un forte attaccamento a tutto ciò che viene collegato ad altri tempi e con questo vi è una conseguente volontà di preservare (o forse congelare) tutto ciò che è stato fatto in un prossimo o più lontano passato. Questo è un aspetto che porta con sé numerosi pro e contro, ma di sicuro porta con sé anche una forte presenza di brownfields disseminati per tutto il territorio. In America questo attaccamento è molto meno vincolante, soprattutto perché la storia è più recente e la mentalità di rigenerazione e cambio di prospettive è fondante in tutta la vita di un Americano, non solo per quanto riguarda il suo territorio.
    Proprio per questo motivo, ritengo che l'idea promossa dal Sindaco di Detroit sia a tutti gli effetti valida ed appropriata. In primo luogo, Detroit è una delle città più popolate d'America, e gode il privilegio di svilupparsi lungo le rive dell'omonimo fiume: chiaro è come l'inserimento di orti urbani e la riqualificazione di brownfields non possa che dare una scossa positiva a tutti i cittadini, creando maggiore sensibilità nei confronti dell'ambiente e della comunità. Questo poi sarà sicuramente incipit per nuove attività, nuovi collegamenti e un'attenzione più responsabile verso la propria terra.Credo che se si prestasse attenzione alle intenzioni ed alle motivazioni scatenanti la scelta di Mr. Dave Bing questo potrebbe essere un passo importante che anche noi dovremmo fare, per poter ripartire da dove ci siamo fermati quando quelle industrie si sono trasformate in aree dismesse, al fine di ripensare un territorio che dopo aver sfruttato, ci stiamo limitando a osservare senza vivere.

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